J.P. Guilford nel 1950 pubblica un articolo in American Psychologist intitolato Creativity dove accanto al pensiero convergente, logico – deduttivo che aveva caratterizzato la ricerca scientifica fino a quel momento, individua un pensiero divergente, meno vincolato agli schemi esistenti e in grado di produrre più alternative a uno stesso problema.
Guilford distingue così due modelli di pensiero: convergente e divergente.
Il pensiero convergente è il ragionamento logico, è un procedimento deduttivo che applica regole apprese e procedure precise, analizza i dati in maniera metodica, procede in modo lineare, per sequenze, causa/effetto, prima/dopo, premesse/conseguenze.
È quello che ci fanno allenare a scuola, che ci aiuta a risolvere problemi che hanno una sola soluzione.
Il pensiero divergente è il pensiero creativo, alternativo, originale, che si muove per associazione di idee, è quello che Edward De Bono chiama pensiero laterale. È un pensiero multidirezionale che ci fa guardare le cose da nuovi punti di vista, è in grado di dare molteplici soluzioni a un unico problema e si sviluppa in modo non lineare per somiglianze/differenze, suggestioni, metafore.
Le caratteristiche del pensiero divergente sono:
Nella realtà, la produzione creativa è opera della collaborazione continua dei due emisferi, ciascuno dei quali dà il suo apporto con le proprie specifiche attitudini.
Il genio è l’un percento di ispirazione e il novantanove per cento di sudore.
Thomas Edison
Per poter nutrire la creatività e allenarla (ti avevo già parlato di come serve metodo per essere creativi) può essere utile capire come funziona il processo creativo.
Sebbene il processo creativo sia stato analizzato da molti, la sequenza che trovo più plausibile e a cui tanti si sono ispirati, è la proposta di Graham Wallas che nel 1926 insieme a Richard Smith scrive The art of thought.
Il pensiero creativo è mobile: va avanti e indietro tra l’emisfero destro e quello sinistro.
Infatti nelle 4 fasi di Wallas c’è un’alternanza di pensiero convergente e di pensiero divergente. Troveremo il pensiero convergente nella prima e nell’ultima fase, il pensiero divergente nella seconda e nella terza fase.
Nella fase della preparazione, si raccolgono i materiali e le informazioni, si organizzano in modo metodico i dati, si definisce il problema a cui si deve trovare una soluzione.
I pensieri si muovono tra quello che conosciamo già: ogni azione creativa si regge su tutto ciò che abbiamo vissuto e conosciuto. Niente nasce dal nulla, quindi va da sé che più esperienza, competenze, conoscenze si hanno più questa fase si dimostra ricca di possibili stimoli e di strade percorribili.
L’incubazione prevede l’elaborazione di quello che sappiamo, conosciamo, abbiamo vissuto, alla ricerca di un ordine che produca un nuovo senso.
È un processo che si sviluppa per prove ed errori, per flussi di pensiero che possono sembrare disordinati e incostanti. In questa fase è fondamentale possedere una propensione a disfarsi delle idee non appropriate o inefficaci, una capacità di comprendere cosa non funziona.
È l’insight, l’intuizione veloce e spontanea che si presenta senza preavviso, brillante e incipiente.
È una soluzione differente da tutte quelle prese in considerazione fino a quel momento: arriva all’improvviso e porta con sé anche una forte reazione emotiva di eccitazione.
Chi ha intuizioni di questo tipo pensa per immagini e questo gli permette di visualizzare strutture complesse e creare metafore.
Analisi, prove. È questo un momento rigoroso del processo creativo in cui si verifica la consistenza di un‘intuizione: si mette alla prova l’idea confrontandola con la realtà, sistemandola perché funzioni. Per gli scienziati questa fase consiste nelle prove in laboratorio.
È possibile che tu non riesca sempre a stabilire con esattezza dove finisce una fase e dove ne inizia un’altra; dipende dalla natura del problema che stai affrontando, dal tuo carattere, dalla consapevolezza con cui ti inoltri nella fase successiva. Il processo creativo è affascinante e la fase dell’insight è ancora molto misteriosa ma forse per questo, ancora così commovente.
Articolo estratto da https://www.balenalab.com/